Mi dimentico sempre
di dimenticare te,
è così che come una bambina impertinente
t'aggiri impunemente tra sogni e bisogni
e nei giorni più scuri
posi fiori sulla veranda dell'anima,
poi li spargi sorridendo
ed un vento gentile
li porta nel mio occhiello.
Sembra elegante la vita,
sembra quello che non è:
appassiscono i petali
e le domeniche non hanno campane,
non passa nemmeno una strega
nello specchio delle mie brame,
si sfilaccia il mio cuore
di rosso lamè:
mi scordo di tutto
ma non certo di te.
Questi testi sono scritti da me. Sono libere interpretazioni, scritture filosofiche, narrazioni e poesie. Piccole pillole di vita a volte inutili, come la vita stessa, a volte belle, come il sogno ci insegna.
30 settembre 2006
26 settembre 2006
La scrittura ai tempi del virtuale
William Talcott, poeta amico di Neal Cassidy, è morto portando via con sé la password delle email in cui conservava gran parte delle sue opere.
I figli hanno chiesto a Yahoo i dati per recuperare il materiale, ma si sono sentiti rispondere che la privacy è uguale per tutti. Forse Talcott ha sbagliato provider di posta: Yahoo è una delle città infernali di Italo Calvino, e si sa, l'inferno non restituisce mai ciò che ha preso.
Al di là dell'episodio, quello della scrittura virtuale è un tema sul quale si potrebbe dibattere a lungo. Il rapporto con la carta e la penna è ben diverso da quello con lo schermo, a cominciare dalla fisicità: il foglio è orizzontale, lo screen è verticale.
Il gesto di guardare verso il basso evoca una certa profondità introspettiva: una foto di uno scrittore chino sul foglio è certo più poetica di un'immagine di un uomo al computer e, facendo un passo in avanti, il picchiettare dei caratteri sul foglio della Royal di Hemingway è musica di fronte al silenzioso scorrere delle parole sullo schermo del pc. La penna poi è incomparabile: la stringi, la mordicchi, ti ci gratti l'orecchio.
Per quel che riguarda la scrittura come materia prodotta, poi, la freddezza del computer è risaputa. La calligrafia è una delle note più personali della persona umana. Nessun Times New Roman o Lucida sans, potrà mai raggiungere la poesia insita in una firma e gli appunti di Leonardo, scritti al contrario, sono un'opera d'arte al di là del contenuto.
O ancora, si potrebbe parlare, riguardo la scrittura a mano, del fatto di non potere tornare indietro, di non potere materialmente cancellare la parola, del comandamento scripta manent, che si imprime sul foglio di carta, una volta per sempre, nonostante la riga tirata a correzione dell'originale. Tutto ciò va perduto sullo schermo. Pensiamo all'edizione Fermo e Lucia dei Promessi Sposi: cosa ne sarebbe stato ai tempi del pc? Fisicamente, insomma, non c'è paragone.
Tutto ciò influenza i contenuti? Non più di tanto. Alle olimpiadi di Roma, nel 1960 Abebe Bikila vinse le olimpiadi senza scarpe. Nel 1964 a Tokyo bissò il successo, con le scarpe ai piedi. Il talento è talento: sa passare attraverso qualsiasi mezzo. Proviamo ad immaginare un paese dell'Africa, un piccolo di tre anni che suona il tam tam in maniera divina, un Mozart nero, di cui il mondo non verrà mai a conoscenza. Non conosce una riga di musica eppure al suo battere sui tamburi le upupe interrompono il loro canto e i rinoceronti arrestano la loro corsa furiosa. Scusate, sto divagando: saranno i colpi dei palmi bianchi sulla membrana del doun doun o forse soltanto il bussare del cuore su queste pareti troppo strette…
I figli hanno chiesto a Yahoo i dati per recuperare il materiale, ma si sono sentiti rispondere che la privacy è uguale per tutti. Forse Talcott ha sbagliato provider di posta: Yahoo è una delle città infernali di Italo Calvino, e si sa, l'inferno non restituisce mai ciò che ha preso.
Al di là dell'episodio, quello della scrittura virtuale è un tema sul quale si potrebbe dibattere a lungo. Il rapporto con la carta e la penna è ben diverso da quello con lo schermo, a cominciare dalla fisicità: il foglio è orizzontale, lo screen è verticale.
Il gesto di guardare verso il basso evoca una certa profondità introspettiva: una foto di uno scrittore chino sul foglio è certo più poetica di un'immagine di un uomo al computer e, facendo un passo in avanti, il picchiettare dei caratteri sul foglio della Royal di Hemingway è musica di fronte al silenzioso scorrere delle parole sullo schermo del pc. La penna poi è incomparabile: la stringi, la mordicchi, ti ci gratti l'orecchio.
Per quel che riguarda la scrittura come materia prodotta, poi, la freddezza del computer è risaputa. La calligrafia è una delle note più personali della persona umana. Nessun Times New Roman o Lucida sans, potrà mai raggiungere la poesia insita in una firma e gli appunti di Leonardo, scritti al contrario, sono un'opera d'arte al di là del contenuto.
O ancora, si potrebbe parlare, riguardo la scrittura a mano, del fatto di non potere tornare indietro, di non potere materialmente cancellare la parola, del comandamento scripta manent, che si imprime sul foglio di carta, una volta per sempre, nonostante la riga tirata a correzione dell'originale. Tutto ciò va perduto sullo schermo. Pensiamo all'edizione Fermo e Lucia dei Promessi Sposi: cosa ne sarebbe stato ai tempi del pc? Fisicamente, insomma, non c'è paragone.
Tutto ciò influenza i contenuti? Non più di tanto. Alle olimpiadi di Roma, nel 1960 Abebe Bikila vinse le olimpiadi senza scarpe. Nel 1964 a Tokyo bissò il successo, con le scarpe ai piedi. Il talento è talento: sa passare attraverso qualsiasi mezzo. Proviamo ad immaginare un paese dell'Africa, un piccolo di tre anni che suona il tam tam in maniera divina, un Mozart nero, di cui il mondo non verrà mai a conoscenza. Non conosce una riga di musica eppure al suo battere sui tamburi le upupe interrompono il loro canto e i rinoceronti arrestano la loro corsa furiosa. Scusate, sto divagando: saranno i colpi dei palmi bianchi sulla membrana del doun doun o forse soltanto il bussare del cuore su queste pareti troppo strette…
24 settembre 2006
Al centro del mondo
E ancora mi innamora
nell'ora che ogni sera giunge
la tua mano che stringe la mia
e ancora mi sfiora
la tua ombra leggera
ma più grave della mia fantasia
e ancora dico ancora
come se non bastasse
questa terra che gira
sempre sul tuo asse.
nell'ora che ogni sera giunge
la tua mano che stringe la mia
e ancora mi sfiora
la tua ombra leggera
ma più grave della mia fantasia
e ancora dico ancora
come se non bastasse
questa terra che gira
sempre sul tuo asse.
15 settembre 2006
L'onda del lupo
L'onda del lupo
tra il pelo ed il vizio,
l'ululare del vento
sul bordo del precipizio
mentre le volpi fanno un comizio
sul diritto dei furbi ad un nuovo editto.
Quello che dovevo dirti
l'ho scritto
e forse tu non l'hai mai letto:
il mio cielo ha il difetto di essere vero
e il mio buio è un brivido alla schiena
ma il tuo petto era la via del latte
e il tuo sedere la luna piena.
tra il pelo ed il vizio,
l'ululare del vento
sul bordo del precipizio
mentre le volpi fanno un comizio
sul diritto dei furbi ad un nuovo editto.
Quello che dovevo dirti
l'ho scritto
e forse tu non l'hai mai letto:
il mio cielo ha il difetto di essere vero
e il mio buio è un brivido alla schiena
ma il tuo petto era la via del latte
e il tuo sedere la luna piena.
12 settembre 2006
Sotto ponti rotti
Passo le notti
sotto ponti rotti
da chi non è più qui
e resto così,
indifferente,
senza nascondermi,
a guardare le rondini che volano via
dal mio piccolo mondo
che non è altro che un'idea,
un'odissea giudea senza ritorno.
sotto ponti rotti
da chi non è più qui
e resto così,
indifferente,
senza nascondermi,
a guardare le rondini che volano via
dal mio piccolo mondo
che non è altro che un'idea,
un'odissea giudea senza ritorno.
11 settembre 2006
Animali grammaticali
Animali grammaticali,
a volte bipedi,
a volte con le ali,
abituati a finali imprevisti,
modesti arrivisti di frontiera.
Una sera di queste
riprenderò le promesse
che Morgana ha tessuto per me
sulle ali della farfalla bianca,
prima che finisca l'incanto,
prima che un manto ocra
ricopra la primavera,
prima di prima,
quando prima non c'era.
a volte bipedi,
a volte con le ali,
abituati a finali imprevisti,
modesti arrivisti di frontiera.
Una sera di queste
riprenderò le promesse
che Morgana ha tessuto per me
sulle ali della farfalla bianca,
prima che finisca l'incanto,
prima che un manto ocra
ricopra la primavera,
prima di prima,
quando prima non c'era.
07 settembre 2006
Nuova indifferenza
La tua nuova indifferenza,
comprata al banco degli squali sazi,
tra la pinna azzurra del tonno
ed il sonno nero della seppia,
è in realtà una vecchia abitudine
degli animali predatori,
divoratori di uomini e di cose
per fame, dolore e paura,
gelosi dei loro marosi,
coraggiosi di pelle
ma timorosi per natura.
comprata al banco degli squali sazi,
tra la pinna azzurra del tonno
ed il sonno nero della seppia,
è in realtà una vecchia abitudine
degli animali predatori,
divoratori di uomini e di cose
per fame, dolore e paura,
gelosi dei loro marosi,
coraggiosi di pelle
ma timorosi per natura.
04 settembre 2006
Bye bye Mr.Crocodile
Com'è che uno vive tutta la vita in mezzo ai serpenti e poi muore punto da una comunissima razza? Molti diranno che se l'è cercata. Certo, se fosse rimasto a casa in pantofole a quest'ora sarebbe ancora vivo. Ma non ce lo vedo Steve Irwin seduto su un divano con una lattina di birra evaporata, a sonnecchiare davanti all'orizzonte ristretto di un tubo catodico.
Dicono che ogni giornale abbia pronto un pezzo per l'eventuale morte di un personaggio famoso. Tale bozza di articolo si chiama "coccodrillo", in riferimento al pianto dell'animale. Ecco, adesso ogni quotidiano tirerà fuori il suo piccolo coccodrillo, poi le fauci del tempo masticheranno ogni ricordo. Ma Mr.Crocodile, dalla sponda del suo fiume a guisa di serpente, riderà anche di questo: perché lui, lasciatemelo dire, non ha mai avuto paura di niente.
Dicono che ogni giornale abbia pronto un pezzo per l'eventuale morte di un personaggio famoso. Tale bozza di articolo si chiama "coccodrillo", in riferimento al pianto dell'animale. Ecco, adesso ogni quotidiano tirerà fuori il suo piccolo coccodrillo, poi le fauci del tempo masticheranno ogni ricordo. Ma Mr.Crocodile, dalla sponda del suo fiume a guisa di serpente, riderà anche di questo: perché lui, lasciatemelo dire, non ha mai avuto paura di niente.
01 settembre 2006
Il sonno della lepre
Ovunque io stia,
non c'è quiete:
è il sonno della lepre,
lunghe distese
e orizzonti cangianti,
sempre avanti,
muscoli scattanti
e cervello rodato,
cuore bruciato,
aerodinamica mente,
figlio di Achille e d'orologi di Dalì,
sempre indeciso tra la vita e il salmì.
non c'è quiete:
è il sonno della lepre,
lunghe distese
e orizzonti cangianti,
sempre avanti,
muscoli scattanti
e cervello rodato,
cuore bruciato,
aerodinamica mente,
figlio di Achille e d'orologi di Dalì,
sempre indeciso tra la vita e il salmì.
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