Chi ha detto che a Rimini non ci sono più le tedesche? Torniamo dalla disco io e Rob. Lui ha esagerato con l'angelo azzurro, io ho fatto solo qualche tuffo nel mojito. Per questo lo tengo sotto braccio e lo porto a peso in albergo. Lo appoggio al muro giusto per il tempo di aprire la porta, poi lo ricarico sulle spalle e penso che Rob è falso magro: scarico i suoi settanta chili a pancia in giù sul letto.
Ho lasciato la porta aperta: sento un mugolio provenire dalla stanza di fronte. Sembra una voce femminile. Metto fuori la testa: non è un mugolio, è un canto. Sì, un canto senza parole, una melodia vocale o come cacchio si dice… non mi intendo di musica.
Non riesco a resistere, abbasso la maniglia: tonfo al cuore, è aperto. C'è un tappeto blu nella stanza. Ci sono delle macchie per terra, forse acqua, forse whisky. Conducono alla camera da bagno. Forse la canterina si è appena fatta la doccia ed è tornata ad asciugarsi. Forse era uscita dal bagno solo per aprire la porta. Mi guardo nello specchio del soggiorno: sto sorridendo come Belzebù.
Mi avvicino barcollando in punta di piedi, un po' per la fatica, un po' per gli effetti del mojito e appoggio l'occhio alla serratura. Lei canta ancora. E' nella vasca, sommersa dal bagno schiuma. Bionda, diafana, occhi azzurri. Il resto è sotto. Una visione da non reggersi in piedi ed infatti faccio per rialzarmi ma perdo l'equilibrio, casco in avanti, mi aggrappo alla maniglia e… sono dentro.
Lei mi guarda, senza smettere di cantare. Emette delle vocali che mi entrano dalle orecchie, fanno un giro nel cervello e poi si mischiano direttamente al sangue. E' tedesca. Sì, sì. Ho deciso che è tedesca. Forse è svedese, ma non importa. Stanotte volevo incontrare una tedesca e il genio dei desideri che gira tra le luci e le ombre di Rimini è stato generoso con me.
Lei fa segno col dito di avvicinarmi, ma è un gesto superfluo: sono già nella vasca, vestito e con le labbra incollate alle sue. Ma basta poco a sentire qualcosa di viscido e scivoloso in mezzo alle mie gambe. So già cosa state pensando, ma non è quello, per fortuna. Si tratta della coda. E' una sirena, una sirena del Nord. Mi volto e vedo la sua estremità a forma di merluzzo. Ecco cosa sono quelle tracce d'acqua nel corridoio: è venuta su dal mare per farsi un bagno nella finta Jacuzzi.
Scoperta, lei salta fuori dalla vasca, striscia verso il corridoio e se la fila. Io la inseguo, ma scivolo almeno tre volte. La raggiungo sulla spiaggia. Lei si tuffa nel mare. Mi butto anche io. L'acqua è bassa e annaspo ad ogni passo. Lei invece riesce già a nuotare. Non c'è partita. Ora nuoto anche io, ma sono troppo lento. Lei se ne va e ricomincia a cantare, come se niente fosse.
Io intanto mi sento svenire, poi sento i polmoni riempirsi d'acqua, poi sento una mano: è Rob. Mi guarda con aria compassionevole. Sono nella vasca, vestito, con le sigarette fradice nel taschino. Ho un attimo di sbandamento, per darmi un tono tiro fuori il pacchetto e chiedo un accendino. Mentre Rob va a prendere le sue paglie, mi accorgo che sul mio pacchetto c'è un riflesso argentato: una squama grossa come l'unghia di un pollice. Quando Rob torna con la sigaretta accesa per offrirmela, lo guardo dritto negli occhi e gli faccio: "Questa è l’ultima volta, giuro, che vengo a Rimini senza le pinne!"
Questi testi sono scritti da me. Sono libere interpretazioni, scritture filosofiche, narrazioni e poesie. Piccole pillole di vita a volte inutili, come la vita stessa, a volte belle, come il sogno ci insegna.
22 luglio 2007
15 luglio 2007
Madido madido
E allora madido madido
un cielo sempre più ruvido
e se ti senti anche stupido
il mare sembra più lucido
non t'ho mai chiesto dell'attimo
del cuore oltre l'ostacolo
del respirar d'un miracolo
del saltellar d'un trabiccolo
chiamami ridicolo
chiamami ridicolo
mi sento sempre più piccolo
mi sto sciogliendo in un rivolo
un cielo sempre più ruvido
e se ti senti anche stupido
il mare sembra più lucido
non t'ho mai chiesto dell'attimo
del cuore oltre l'ostacolo
del respirar d'un miracolo
del saltellar d'un trabiccolo
chiamami ridicolo
chiamami ridicolo
mi sento sempre più piccolo
mi sto sciogliendo in un rivolo
09 luglio 2007
Campioni del mondo
Siamo campioni del mondo
ed io sprofondo tra le pieghe d'un divano
mentre fuori c'è la luna o forse il sole.
Siamo campioni di parole ed esaltazioni,
siamo i migliori tra milioni di milioni.
Ma tu li conosci quei santoni
che vivono dieci anni su un palo senza mangiare?
Ma tu credi che il rigore
sia solo un calcio da tirare?
Ma tu che sai dribblare tutte queste domande,
perchè non consulti una chiromante
e sciogli i miei dubbi di trionfo,
perchè non spingi la mia galea col vento in poppa,
perchè non mi versi altro vino nella coppa?
ed io sprofondo tra le pieghe d'un divano
mentre fuori c'è la luna o forse il sole.
Siamo campioni di parole ed esaltazioni,
siamo i migliori tra milioni di milioni.
Ma tu li conosci quei santoni
che vivono dieci anni su un palo senza mangiare?
Ma tu credi che il rigore
sia solo un calcio da tirare?
Ma tu che sai dribblare tutte queste domande,
perchè non consulti una chiromante
e sciogli i miei dubbi di trionfo,
perchè non spingi la mia galea col vento in poppa,
perchè non mi versi altro vino nella coppa?
02 luglio 2007
Se questo è amarti ancora
Scorre un'altra uscita
su quest'autostrada
e vedo il tuo volto
sull'ennesimo manifesto.
Ho capito che non è mai presto
e tu sei il mio troppo tardi:
se questo è amarti ancora,
non lo so
però intanto
cola dalla mia fronte
un altro pezzo di vita.
Oggi mi taglio le unghie,
oggi mi prendo cura di me
ma chissà perchè i miei occhi
non affrontano il retrovisore.
Amore dicevi,
amore donavi,
amore chiedevi
e poi
questi giorni che passano
come bianchi caldei
che fan la corte alla sorte
ma non ci azzeccano mai.
su quest'autostrada
e vedo il tuo volto
sull'ennesimo manifesto.
Ho capito che non è mai presto
e tu sei il mio troppo tardi:
se questo è amarti ancora,
non lo so
però intanto
cola dalla mia fronte
un altro pezzo di vita.
Oggi mi taglio le unghie,
oggi mi prendo cura di me
ma chissà perchè i miei occhi
non affrontano il retrovisore.
Amore dicevi,
amore donavi,
amore chiedevi
e poi
questi giorni che passano
come bianchi caldei
che fan la corte alla sorte
ma non ci azzeccano mai.
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